Cometa, educazione e lavoro nella scia di don Giussani

Chi non insegna a suo figlio un mestiere gli insegna a rubare. Da questo antico proverbio ebraico sembrerebbe aver tratto ispirazione la storia, quasi quarantennale, di un’esperienza educativa unica nel suo genere, nata spontaneamente nel 1986 a Como per iniziativa di due famiglie attratte dal carisma e dalla sequela di monsignor Luigi Giussani.  Innocente e Marina, Erasmo e Serena, aprono il cuore e la casa a un bambino in difficoltà: ha inizio così la prima esperienza di accoglienza. Da incontro a incontro, di bambino in bambino, nel tempo si sviluppa una rete di accoglienza di famiglie e amici che, nel 2000, si costituiscono in Associazione Cometa. Nello stesso luogo si affianca la proposta educativa diurna: ogni giorno, dopo la scuola, un centinaio di bambini e ragazzi trovano in Cometa un’equipe di educatori ed insegnanti. L’aiuto allo studio, le attività ricreative e sportive diventano un’occasione per vivere insieme. Le tappe successive rappresentano da un lato il consolidamento e la strutturazione della prima realtà associativa, con la costituzione di Fondazione Cometa, alla quale sono conferiti gli immobili di tutto il borgo). Dall’altro, sono la risposta sul campo a bisogni che via via si manifestano alle famiglie fondatrici e ai tanti volontari e operatori che ne frattempo si uniscono alla buona scia di Cometa. Nel 2003, in un momento di grave emergenza educativa, viene fondato l’ente Cometa Formazione e vengono organizzati i primi corsi di istruzione e formazione professionale per dare un’opportunità concreta a ragazzi che avevano abbandonato la scuola senza alcuna prospettiva lavorativa. Da questo tentativo prende forma il modello didattico scuola-impresa con lezioni in aula e tirocinio in aziende del territorio, vera chiave di successo del “sistema Cometa”. Tanto che nel 2008 nasce la cooperativa sociale Contrada degli Artigiani, con l’obiettivo primario di offrire opportunità lavorative e di tirocinio per gli studenti in formazione professionale e giovani con disabilità. In contrada i maestri artigiani, rinnovando la tradizione, trasmettono il know how della loro esperienza ai giovani formandoli e avviandoli al lavoro realizzando prodotti di eccellenza nel campo dell’arredo su misura e della decorazione d’interni destinati al mercato nazionale e internazionale. E nel 2015 apre al pubblico il bar didattico “Anagramma” nei giardini di Villa Bernasconi a Cernobbio per giovani disabili e/o disoccupati. L’attività ha il duplice scopo di erogare servizi alla clientela (somministrazione bar e ristorazione a freddo, informazioni turistiche), e formare giovani attraverso percorsi di training on the job. Nel complesso oggi sono attive quattro botteghe (Legno, Gusto, Tessile, Natura) per la formazione al lavoro e per l’inserimento lavorativo di ragazzi disabili e svantaggiati.

Nel 2016 la trama educativa della mission di Cometa si arricchisce di una “puntata” speciale: in settembre parte la prima annualità del liceo artigianale, un liceo a indirizzo scientifico (opzione scienze applicate) per l’ottenimento della maturità e aprire le porte ai percorsi universitari. “Artigianale” perché vuole dare l’opportunità agli studenti di essere protagonisti attivi del loro apprendimento e studio, attraverso una pedagogia dell’insegnamento per progetti e problemi, come artigiani che lavorano sulla materia. I risultati e i numeri di questa grande avventura sociale sono incredibili: nessun caso di abbandono o dispersione scolastica; il 75% dei ragazzi impegnati nelle varie attività formative trova lavoro entro 7 mesi dal diploma. Tutto questo grazie al lavoro di oltre 200 tra formatori, docenti, maestri artigiani e professionisti, e altrettanti volontari. Oggi frequentano Cometa 136 bambini in centro diurno, 420 ragazzi iscritti alla scuola superiore Oliver Twist (scuola professionale regionale, liceo scientifico artigianale e corsi per contrastare la dispersione scolastica), 135 bambini seguiti nel centro per l’età evolutiva “Melograno”, 300 bambini iscritti al centro estivo, 120 atleti iscritti al centro sportivo, 21 Lavoratori con disabilità o svantaggio assunti da Contrada degli Artigiani.

Ma come è stato possibile dar vita e come si riesce a portare avanti questa realtà dall’immenso impatto sociale?

Uno dei fondatori, Erasmo Figini, la spiega così: «La passione educativa di Cometa va condivisa. Puntare sul talento della singola persona, sull’unicità della persona. Va educata e formata questa unicità per migliorare il mondo del lavoro, per un’economia più fiorente». Abbiamo approfondito questa concezione con Giovanni Figini, responsabile dell’area educativa: «In Cometa i criteri che abbiamo sempre seguito per valutare se fare o no un passo sono sempre stati tre. Innanzi tutto siamo sempre partiti da un bisogno emergente e incontrato, mai da un pensiero calato dall’alto; incontri un ragazzo disabile che non ha lavoro e ti chiedi cosa puoi fare per lui. Ci si muove quando arriva una chiamata, perché tutto nasce incontro dopo incontro con i bisogni delle persone, senza che ci sia mai stato un progetto».

Il secondo criterio?

«Deve esserci un soggetto protagonista, cioè una persona competente in un determinato ambito di applicazione che dichiara di voler generare un’attività insieme a noi. Il terzo criterio riguarda la sostenibilità: qualunque nuova iniziativa parte se ci sono i soldi per farla, che arrivino dalla Provvidenza, da un ente pubblico, da imprese o dalla Fondazione. In caso contrario non si procede: abbiamo detto di no a tanti progetti che rispondevano ai primi due criteri ma non erano sostenibili».

Si può affermare che esiste un “modello Cometa”?

«Nelle sue molteplici espressioni e attività, Cometa ha una struttura e una sua forma, e in tanti ci hanno chiesto di vedere il modello, come funziona. Si può raccontare e costruire qualcosa che abbia la stessa caratteristica strutturale e funzionale, ma come nella costruzione di una casa, puoi farti dire dall’architetto o dall’ingegnere come l’ha fatta, ma poi l’esperienza che ci vivi dentro dipende dalle persone che la abitano. Quindi si potrebbe descrivere la struttura dei corsi, la specificità di certi progetti didattici, ad esempio il Liceo del Lavoro che è il percorso per i ragazzi dispersi, ma poi sono i soggetti che lo fanno vivere. Possiamo anche illustrare il modello, ma poi non funziona se non ci sono persone che lo incarnano. Più che capire il modello, è più interessante prendere spunto e comprendere nella propria realtà territoriale di che cosa c’è bisogno e qual è la forma migliore per rispondergli, che non è detto che sia la stessa di Cometa»

Come nascono e si sviluppano i progetti con le imprese?

«La scuola è nata con le aziende. Noi avevamo una competenza educativa, per la nostra storia, per le persone che abbiamo incontrato e che hanno cominciato a lavorare con noi. Ma non avevamo competenza lavorativa, cioè in termini di insegnamento di un mestiere. Di fatto l’attività formativa è nata grazie all’incontro con l’amministratore delegato di Vodafone, al quale chiedemmo di costruire con noi un corso di addetti alle vendite e al telemarketing. Già allora i docenti erano i professionisti e consulenti del gruppo. Il corso di sala bar è nato con Antonello Passera, del gruppo Passera. Il corso del legno è nato con le aziende canturine del legno. Ogni corso è nato insieme ad aziende e imprenditori, perché alla competenza educativa va affiancato l’insegnamento sul modo in cui si lavora, come si trattano i beni e le materie, come ci si relaziona con le persone. E ancora adesso, che abbiamo i nostri docenti, organizziamo le cattedre aziendali. Nel normale anno scolastico ogni classe ha un monte ore gestito dalle aziende, cioè vengono titolari o dirigenti di imprese a fare lezione in Cometa, oppure portiamo i ragazzi a visitarle, si fanno dei workshop per tenere agganciata la formazione al mondo del lavoro attuale. In qualche caso si portano avanti veri e propri progetti aziendali, in cui i ragazzi possono cimentarsi come se fossero realmente impegnati in un’azienda. Capita anche il contrario, cioè che a un’impresa molto competente sul marketing o sull’intaglio, noi chiediamo di progettare un modulo su quella specifica attività, qui da noi o direttamente in azienda».