Nel bilancio le tracce del comportamento etico

Negli ultimi anni la parola “etica” ha acquisito con la parola “sostenibilità” un certo charme e nel sistema di informazione comandato dalle parole chiave “SEO Google”, si può facilmente immaginare che il pagamento può essere il facile mezzo per scalare le posizioni dei preferiti o dei più considerati nel mondo della rete. Nella storia del bilancio sociale, si sono registrati fatti eclatanti: Parmalat ed Enron, ma anche banche locali e internazionali, alla luce di clamorosi crack hanno contraddetto nei fatti ciò che poco prima avevano pubblicato in tema di bilancio sociale.

Sandro Feole si definisce economista d’impresa, si occupa di gestione aziendale all’interno di 12 realtà aziendali dove ricopre il ruolo di amministratore, è titolare di uno studio che accompagna centinaia di piccoli e medi imprenditori alla conduzione ottimizzata del percorso economico, finanziario e tributario.

In materia di bilancio sociale le regole sono vacue: ogni azienda ha la possibilità di costruire una sorta di appendice al proprio bilancio in assoluta libertà e ciò spesso diventa un sistema di pubblicità indiretta autoreferenziale.

Questa bulimia informativa è controbilanciata dalla disinformazione indotta dall’umile e composto operare di imprese e imprenditori, che preferiscono concentrarsi sul fare quotidiano, nel solco di stili e sensibilità che hanno fatto diventare conveniente economicamente e socialmente la loro tendenza a occuparsi delle difficoltà altrui, al punto di aver contaminato tutte le persone che girano intorno al loro mondo impresa. L’inconsapevolezza del valore che queste informazioni possono offrire in termini di speranza e di sollecitazione imitativa induce a trovare una via informativa rispettosa, ma necessaria, per generare la rete delle buone pratiche.

Mai come in questa fase storica, il ruolo delle imprese si sta rivelando fondamentale per la tenuta di tutto il sistema economico e sociale. Imprese che finanziano banche, imprese che si occupano di risolvere problemi sociali, imprese che influenzano con la loro potenza comunicativa, abitudini e consumi per orientarli alla sostenibilità. La differenza è fatta da ciò che c’è dentro l’animo degli imprenditori e delle persone che compongono le imprese. I valori sociali positivi, l’attenzione alle debolezze, la sensibilità a tematiche sociali, sono qualcosa di molto personale che solo con un’attenta ricerca si può scoprire e comunicare.

Se la ricerca assume poi anche il compito di provare a generare un metodo valutativo esterno ed indipendente, allora si può ritenere di aver trovato una modalità, non certo l’unica, per poter esprimere un giudizio di valore di ciò che è il sistema impresa complessivamente inteso. Nella pratica manageriale e di gestione aziendale, gli indici o ratios sono in uso per misurare nel bene o nel male gli interessi dell’impresa, raramente per identificare “il rispetto degli altri”.

La convinzione dell’Associazione San Giuseppe Imprenditore è che in un mondo complesso e nella babele informativa, è molto meglio ricercare i casi più significativi di “impresa sociale” che affidarsi al dettato normativo o all’espressione di documenti che spesso non sono espressione dell’anima dell’impresa. Il ruolo sociale dell’impresa assolve al compito più elevato dell’imprendere, perché impiega il profitto per la soddisfazione dei bisogni sociali, il bene comune, rendendo possibile generare la circolarità del sistema (alleviare le sofferenze rende possibile edificare la dignità delle persone, quindi la loro capacità di essere attori del sistema anziché vittime).

La ricerca è stata effettuata cercando di scoprire realtà che sui territori hanno radicato una lenta ma inesorabile attività di incremento del bene sociale, che ha poi avuto il ritorno automatico e virtuoso, fatto di fedeltà alla causa comune, condivisione attiva nei momenti di difficoltà, legame affettivo al benessere aziendale. La rete di solidarietà ha i suoi canali di informazione privilegiata, fatti di un passaparola positivo e sincero, affidabile perché basato sul presupposto che sul bene comune autentico nessuno osa scherzare.

Gli Ethics Social Index – studiati e utilizzati per valutare le imprese candidate al Premio “Impresa Etica” – vogliono essere un sistema che misura alcuni (si ritiene i più importanti) elementi che possono caratterizzare l’impatto sociale sistemico che l’azienda esprime attraverso i suoi dati di bilancio. Si tratta di sei indici (vedi box a lato) che possono essere applicati a ogni bilancio aziendale con accorgimenti che possono neutralizzare effetti distorsivi di appartenenza a settori e/o dimensioni differenti, in una logica di comparabilità.

Questo percorso consente la raccolta delle storie e delle attività di chi ha messo e continua a mettere davanti al proprio movimento imprenditoriale, l’esigenza sociale, e può concretamente costituire la comunità delle pratiche aziendali sensibili. Le storie ispirano idee e possono contribuire a edificare un modello imprenditoriale dove la solidarietà e la sensibilità sociale possono far sentire ogni singolo componente dell’impresa, un protagonista assoluto di un’attività che appena dopo aver assolto al suo dovere di sostenibilità economica, guarda avanti per amplificare e moltiplicare gli effetti positivi che ha generato, con una semina che non presuppone un immediato raccolto ma che riesce a creare le fondamenta per un sistema socio economico circolare davvero sostenibile.

ETHICS SOCIAL INDEX: IL VERO BILANCIO SOCIALE

1. Indice di intensive work = misura il grado di incidenza dei costi dei lavoratori diretti rispetto ai costi totali di costi del lavoro e servizi. Per alcune aziende la tentazione di terziarizzare è stata vinta dalla volontà di sviluppare internamente alcune attività per costruire un sistema strategico più strutturato e controllato.

2. Indice di stress finanziario sui fornitori = misura il grado di appoggio finanziario che i fornitori subiscono rispetto ai debiti totali. Per alcune aziende la tentazione di utilizzare la propria posizione dominante, è stata vinta dalla volontà di dare ai fornitori la liquidità necessaria per poter sostenere a loro volta le loro realtà aziendali.

3. Indice di stress finanziario sul TFR dipendenti = misura il grado di appoggio finanziario che il TFR subisce rispetto ai debiti totali. Il TFR è da sempre una fonte di finanziamento indiretto per le imprese, le aziende più attente gradualmente rinunciano a questa risorsa facendo arrivare la relativa fonte finanziaria nelle tasche dei lavoratori o in fondi che gli stessi hanno indicato a prescindere dalle prescrizioni normative in materia.

4. Indice del contributo sociale = misura la percentuale che i versamenti totali di contributi sociali e imposte dirette rappresentano rispetto al fatturato. Il contributo sociale più generico per un’impresa è proprio dato dalla quantità di denaro che la stessa versa allo Stato con le diverse sue rappresentanze (Inps, Erario, etc).

5. Indice reinvestimento utili = misura la consistenza della rinuncia alla distribuzione degli utili rispetto ai debiti totali. La rinuncia al prelevamento degli utili è una scelta significativa che spesso da chiara evidenza della prevalenza dell’interesse per l’azienda rispetto all’interesse personale degli imprenditori o soci.

6. Indice di contributo sociale diretto sugli utili = misura la percentuale di utili che l’azienda ha destinato alle attività sociali dirette (donazioni, beneficenze, attività di investimento per fini prettamente sociali). La quantità di risorse (denaro e servizi) offerti alla causa sociale, è rispetto agli utili dell’azienda, la manifestazione più concreta e diretta della sensibilità sociale dell’azienda.