Segni e simboli per una buona imprenditoria

L’Associazione san Giuseppe Imprenditore ha due distintivi che la identificano graficamente: uno creato al momento della fondazione, l’altro più di recente con forme geometriche, oggetti, parole e parti colorate che possiedono precisi significati simbolici. Ma cosè un simbolo? La parola origina dal greco e giunge a noi attraverso il latino symbolun , che ha il significato di mettere insieme due parti distinte. Secondo una nota definizione di C. G. Jung, una parola o un’immagine sono simboliche quando contengono più di quanto vi si può scorgere a prima vista, oppure, secondo il dizionario Devoto – Oli, il simbolo è un segno che richiama immediatamente una realtà importante ma nascosta e solo approssimativamente definibile. Si tratta, quindi, di acquisire la capacità di saper vedere al di là delle cose e interpretare il simbolo che porta dentro di sé il segno e il seme di un’altra realtà.

Dopo questa breve premessa, vediamo il primo distintivo dell’associazione, che contiene: all’interno di un quadrato, un cerchio, una ruota e un’ancora, su uno sfondo metà bianco e metà giallo. Il quadrato, emblema della terra, è in contrapposizione al cerchio, simbolo del cielo, al cui interno si trovano due cerchi, concentrici, che contengono lungo la conferenza alcune parole identificative dell’associazione. Il cerchio è uno dei simboli più comuni in tutte le civiltà e, in quanto riconduce a se stesso, viene considerato simbolo di unità e di perfezione; come linea infinita è anche simbolo del tempo, dell’infinito e della protezione contro gli spiriti cattivi, con la stessa funzione protettiva della cintura.

La figura del cerchio è strettamente collegata a quella della ruota che troviamo all’interno nel nostro distintivo; anch’essa è elemento di grande rilevanza nella storia della civiltà, dove compare come simbolo solare, del divenire e del morire e del movimento in genere. I raggi gli conferiscono il valore simbolico del girare e, in tal modo, della circolazione, del divenire e del trapassare. Può essere anche un simbolo dell’intero cosmo, con riferimento ai suoi continui cicli di rinnovamento. Compare anche sulle pietre tombali paleocristiane come simbolo di Dio e dell’eternità e anche nei rosoni che si trovano nelle facciate delle cattedrali medievali ,con l’immagine di Cristo al centro: simbolo del ruolo determinante del Salvatore nello scorrere della vita.

All’interno di questo distintivo troviamo anche l’ancora, poiché nella tempesta è l’unico appiglio di cui dispone la nave, permette stabilità e sicurezza e rappresenta simbolicamente la fede e la speranza. Nell’ambito del simbolismo cristiano è un emblema della perseveranza e della fedeltà usata anche, nella chiesa primitiva, come simbolo segreto della croce, grazie all’aggiunta di un braccio trasversale. Infine alcune osservazioni sui due colori che fanno da sfondo, il bianco e il giallo: il bianco, colore della luce, e della perfezione possiede il valore simbolico della purezza e della verità mentre il colore giallo è assimilato al significato simbolico dell’oro, della luce e del sole, simbolo talvolta di eternità e trasfigurazione.

Prima di passare all’analisi del secondo distintivo desidero proporre alcuni aspetti iconografici relativi alla figura di San Giuseppe, santo protettore dell’associazione, con particolare riferimento ad alcune delle prime immagini devozionali nelle quali viene rappresentato con i suoi attributi: gli attrezzi da falegname, il bastone fiorito, il giglio e Gesù Bambino in braccio. Le immagini a cui faccio riferimento appartengono alla produzione più antica e la prima proposta (figura 1) è una piccola xilografia (mm. 70X75) che si trova in una delle prime edizioni a stampa, illustrate, del 1492, della Legenda Aurea, famosa raccolta di vite e leggende dei santi , composta da Jacopo da Varazze sulla metà del secolo XIII. Questo libro costituì per molti secoli il repertorio narrativo cui fecero riferimento nel campo dell’arte, oltre agli uomini di teatro, anche pittori, scultori, incisori e artigiani. Questa xilografia, che si può considerare come una delle prime immagini a stampa di san Giuseppe, lo ritrae all’interno di una falegnameria, nella quale si trovano assi di legno, vari attrezzi da lavoro e trucioli per terra, mentre lavora con Gesù Bambino, immagine che fu ripresa nei secoli successivi.

Le altre sono due incisioni a bulino (figure 2-3), di piccolo formato (mm. 100X60), di uno dei più famosi artisti fiamminghi di Anversa, J. Wierix (1553-1619); rappresentano scene che descrivono le varie fasi relative alla costruzione della casa della Sacra Famiglia, in un susseguirsi di operazioni manuali, anche complesse e faticose, eseguite con particolare perizia, suddivisione del lavoro e spirito di squadra veramente esemplare, dove san Giuseppe svolge il ruolo di capomastro, con una iconografia che non è più rintracciabile nei secoli successivi.

Fino al Medioevo le raffigurazioni di san Giuseppe sono molto rare e la sua più antica immagine , come santo a se stante, con l’attributo del bastone fiorito, si trova in un affresco di Taddeo Gaddi (1332-1338) in Santa Croce a Firenze. Nei secoli successivi le immagini del santo si moltiplicarono soprattutto nelle piccole immagini devozionali, come quella qui riportata (figura 4), dove san Giuseppe è rappresentato con Gesù Bambino in braccio e il bastone fiorito; è un’incisione francese, del Settecento, dipinta a mano. A proposito del bastone fiorito, in alcuni dei Vangeli apocrifi si legge che Giuseppe assieme ad altri aspiranti pretendeva la mano di Maria: la scelta cadde su di lui, grazie ad un segno divino perché solo il suo bastone fiorì. Molto spesso viene raffigurato solo con il giglio (figura 5), simbolo dell’elezione e di essere amato da Dio. Ora, penso, potrà risultare più chiaro il valore simbolico del giglio stilizzato del secondo distintivo che, oltre a quello descritto, si può sintetizzare come segno di essere stato scelto da Dio e può simboleggiare anche la giusta via per compiere il proprio dovere, facendo riferimento alla punta di freccia, a forma di giglio, che nelle vecchie carte e bussole indicava il nord. Inoltre, nella fascia mediana, si trova la parola “servire” che nell’ottica cristiana significa rispondere, per amore del prossimo, a una chiamata, a una missione che Dio fin da principio ha dato all’uomo.

Al termine di questo breve approfondimento, l’auspicio e l’invito è che ciascuno possa guardare questi nostri distintivi con occhi diversi e trovare motivi di riflessione e di conforto per svolgere il proprio lavoro con maggiore fiducia e senso di servizio, sapendone cogliere i numerosi significati nascosti.

L’AUTORE

Vittorio Pranzini, pedagogista, è stato direttore del carcere minorile “C. Beccaria” di Milano, dirigente del settore Pubblica Istruzione e Formazione Professionale del Comune di Ravenna e presidente del MAR (Museo d’Arte di Ravenna). Già dirigente nazionale dell’Agesci, è presidente del Centro studi ed esperienze scout Baden-Powell di Firenze e direttore della rivista “Esperienze e Progetti”. Ha pubblicato diversi libri tra cui Giovani in carcere, Pedagogia scout, Dizionario scout, Simbolismo scout, Mirabilia e Visibilia, Guide per le scuole alla città di Ravenna.